Cari amici del Trofeo Matteotti, non manca molto all’edizione numero 71. Nell’attesa del 23 settembre, continuiamo ad incontrare i ciclisti che hanno corso la #classicaabruzzese in quella che è la loro terra. Oggi siamo andati a trovare l’ex professionista Luciano Rabottini, vincitore della Tirreno-Adriatico del 1986. Per lui anche il successo al GP Industria e Commercio di Prato nel 1983, la vittoria al Giro di Campania (1989) e un quinto posto ad un Giro di Lombardia del 1981. Un corridore tenace, concreto. Ma soprattutto, uno degli interpreti, insieme ad altri, di una delle generazioni di ciclisti abruzzesi, più talentuose di sempre. Siamo andati a trovarlo nel suo negozio di biciclette a Marina di Città Sant’Angelo.

Parlaci di come vivevi il Trofeo Matteotti

Per me il Matteotti è sempre stata la corsa del cuore ma anche quella nella quale facevo più fatica perché le giornate calde non erano il massimo quando correvo. Ero un atleta che andava più forte in giornate fresche, perciò non riuscivo mai ad esprimere tutto il mio potenziale. Considerate che era l’unica corsa che si svolgeva nella nostra terra. Per questo, per noi abruzzesi rappresentava un appuntamento da non perdere; era l’unica occasione per metterci in mostra con i nostri conterranei.

Affetto sì, ma anche la responsabilità di essere corridore abruzzese in una gara abruzzese

Alla partenza avevo le pulsazioni a 80/90. Era emozionante correre davanti ai propri cari ma sentivi anche tutta la pressione.

Matteotti e Nazionale, un binomio indissolubile e che potrebbe presto tornare ad essere tale

Proprio così. Il Matteotti si sentiva tantissimo, già da molti giorni prima. Le nostre preparazioni erano mirate ad interpretare nel migliore dei modi questo percorso, impegnativo a tal punto che Alfredo Martini, in ottica Nazionale, ha sempre considerato fondamentale. Chi voleva la maglia azzurra, al Trofeo Matteotti doveva dare il meglio di sé.

Qual è la cosa che ancora ti rimane impressa di quei Matteotti?

Ricordo che i ragazzini a fine corsa ci inseguivano con la bici nel tragitto che facevamo per tornare in albergo. Era un calore indimenticabile.

L’hai più riprovato in bici il percorso del Matteotti?

No, non l’ho più riprovato, oggi quando prendo la bicicletta preferisco tragitti meno impegnativi (sorride, ndr).

Cosa pensi del rinnovato Trofeo Matteotti?

Penso che la data di quest’anno porterà dei benefici a questa edizione numero 71. L’obiettivo è quello di recuperare il pubblico del Trofeo Matteotti, quello che c’era quando correva la mia generazione; considerate che si tratta dell’unica corsa ciclistica in Italia che si svolge su un circuito cittadino e questo, inevitabilmente, giocherà a favore. Ma sarà comunque un lavoro molto complesso perché il ciclismo si trova di fronte ad un panorama globalizzato. Sono certo, però, che Daniele Sebastiani, Emanuele Ricci, Stefano Giuliani, Gilberto Petrucci hanno idee ed entusiasmo per riportare questa corsa ai fasti di un tempo.

Grazie a Luciano Rabottini per la sua disponibilità