Ruggero Marzoli

Cari Amici del Matteotti, oggi facciamo quattro chiacchiere con un ciclista che la Classica abruzzese ha avuto il piacere di vincerla. Era il 2005 ed indossava la maglia dell’Acqua e Sapone, il cui direttore sportivo era Palmiro Masciarelli.

Un ragazzo che anche se oggi non vive di ciclismo e fa l’agente di commercio per la Di Febo bevande, ha avuto il coraggio di credere in un proprio sogno di bambino e realizzarlo, facendo per 15 anni il professionista, indipendentemente dal business perché quando si è bambini non si pensa ai soldi, ma solo ad i propri miti: Moser, Saronni, Giuliani, Masciarelli, Rabottini e Bevilaqua.

Nato il 2 aprile 1976, a 18 lascia la sua città per trasferirsi a Bergamo dove entra a far parte di una squadra con un importante vivaio ed i suoi leader erano Gianni Bugno e Rebellin: Team Polti. Li si è formato il carattere contro tutti i pronostici per un ciclista abruzzese catapultato in terra leghista. Le sue origini comunque gli hanno dato il carattere per diventare un vero ciclista e vincere 10 gare da professionista. Ha vestito, tra le altre, la maglia di  4 squadre pro tour: Cantina Tollo (GS1), Cerchi Alessio (GS1), Tinkoff, Lampre.

Ruggero raccontaci del tuo primo approccio al trofeo Matteotti, non necessariamente da professionista. Dei ricordi magari di bambino o adolescente.

Vengo da una famiglia appassionata di ciclismo. Mio padre era un professionista che corse due volte il TM, una volta fece quinto ed una volta si ritirò e fu l’ultima gara da lui disputata. Ricordo che mi portava tutti gli anni a vedere il TM e tutti i vari campioni: Moser, Saronni, Rolf Sorensen, e tanti altri. Ho un ricordo molto bello di quegli anni, tanta gente, colore e passione. La vedevo sul Colle Caprino. Quando iniziai a correre, la domenica del Matteotti la ricordo come un giorno di riposo per poter assistere alla classica abruzzese. Ricordo ancora quando vinse Bugno per il quale nutrivo una grandissima stima sia come ciclista ma anche e soprattutto come uomo educato ed a modo. Bello da vedere, bello da ascoltare, tant’è che quando diventai un ciclista professionista, mi sentii di andargli a citofonare al campanello di casa a Monza e gli regalai una bottiglia di vino.

Quali furono le tue emozioni prima di partire il giorno che vincesti?

Quando vinsi il TM ero già un professionista da 10 anni, quindi avevo già una storia alle spalle. Il TM si disputa nel periodo più caldo dell’anno ed io in genere non ero troppo a mio agio con quelle temperature. È vero che ci tenevo a fare bella figura ma è anche vero che non mi aspettavo chissà quali risultati positivi, nonostante mi ritenessero un corridore forte. Viste le premesse mi presentai al Matteotti con nonchalance, ritirai il premio da parte del Sindaco di Pescara come miglior corridore abruzzese, piuttosto che italiano in quanto ero leader della classifica europea.

Raccontaci come si svolse la gara.

Come anticipato nella precedente domanda partii in sordina, ma ad ogni giro sentivo migliorare le mie condizioni fisiche, la gamba sempre più in forma, ed all’ultimo giro mi sentivo di vincerla, sicuramente anche grazie alla presenza del pubblico di casa che mi incitava, non mi feci scappare la vittoria. Altro fattore che incise positivamente fu l’atteggiamento mentale di non avere aspettative e di essermi svagato durante tutta la settimana precedente. Pensate che giocai a beach volley.

Fu una vittoria tutta abruzzese, tu, acqua e sapone –caffè mokambo, Masciarelli. Evento che ha la stessa frequenza di un eclissi solare.

Vincere il TM con l’Acqua e Sapone di Nando Barbarossa, Caffè Mokambo di mio zio Enzo Di Nisio, e Masciarelli come direttore sportivo è stato qualcosa di bellissimo ed irripetibile.

Sembra che gli abruzzesi viaggino ognuno per conto proprio, ma quelle rare volte che riescono a unire le forze i risultati sono eclatanti?

Si perché noi abruzzesi siamo molto caparbi, e questo ci fa andare lontano, ma ci limita nei rapporti. Quindi dato che sono figlio di un’età moderna, negli anni ho sempre coltivato rapporti con i vari sponsor ed anche oggi nel lavoro mi ritrovo quell’aver fatto squadra con i miei compagni ed i dirigenti di allora.

L’intento del presidente Sebastiani insieme a Giuliani è quello di ridare nuova linfa alla classica abruzzese. Pensi che possa essere un buon test pre mondiale il TM?

Certo. Il TM ha circa 4000 mt di dislivello con una salita da ripetere più volte e quindi, indipendentemente dal clima, si tratta di una gara ideale per preparare il mondiale. È un test eccezionale che porterà grandi corridori, grandi squadre e nuova passione per questa gara.

Quale consiglio ti senti di dare alle giovani leve per riuscire nel ciclismo?

Aggiungerei per riuscire nella vita: credere in quello che si fa e fare quello che piace, cercando di ottenere il massimo, soprattutto nello sport che lo si vive in un’età giovane in cui non si è ancora formati. Quindi circondarsi di persone che non ti mettano troppa pressione e responsabilità ma che ti facciano capire il vero valore della fatica per ottenere risultati. È importante capire che in quel momento in cui si sta praticando uno sport, bisogna essere coscienti che bisogna dare il massimo. Che non ci sarà un’altra giovinezza.

Esci ancora in bici?

Il sabato e la domenica famiglia permettendo.

Riesci a fare una promessa agli amici del TM, in esclusiva?

(risate) che promessa?

Che ta da mett lu casc (che devi indossare il casco)

(fragorosa risata) nella mia carriera sono cambiate tante regole, prima non si usava il casco, è cambiato il formato delle borracce, dei telai….quindi sono pronto alle evoluzioni, è che me ne dimentico la mattina.